Parlare dei KPI nell’email marketing è fondamentale perché questi elementi sono un punto di riferimento per gestire la strategia e imporre una buona probabilità di successo alla campagna. I KPI, infatti, sono i key performance indicator. Ovvero?

Parliamo di indicatori sintetici e numerici che ti consentono di comprendere se la tua attività si muove nel miglior modo possibile. Per ottenere buoni risultati ci sono tanti aspetti da valutare, come ad esempio la qualità dei lead (contatti utili).

Una qualità che puoi ottenere anche con un servizio di ricerca indirizzi email. Ma per avere il polso della situazione e capire se la tua newsletter o la DEM che hai appena inviato sta dando risultati devi valutare i migliori KPI dell’email marketing.

Prima differenza tra KPI email marketing

Per avere le idee chiare rispetto a queste metriche di valutazione bisogna chiarire: esiste una grande distinzione tra KPI on-mail e off-mail. La definizione è chiara: nel primo caso ci riferiamo a tutti gli snodi che riguardano il messaggio stesso.

Il secondo abbraccia i parametri che relativi all’attività di invio ma hanno radici in altri punti del percorso svolto dall’utente. Ad esempio sul sito web. Quando si analizzano i KPI dell’email marketing bisogna valutare questa differenza.

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KPI più utili per l’email marketing

Ci sono tanti valori da osservare in una campagna di email marketing. In questa sede vogliamo indicare i principali key performance indicator, quelli che non possono e non devono mai mancare sul tavolo di una definizione strategica.

KPI email marketing

Qui in alto (fonte immagine) puoi trovare le formule dei principali KPI nell’email marketing. Quali sono le descrizioni dei punti essenziali di questa classificazione?

Open rate (OR)

Vale a dire il numero di email aperte rispetto alle persone inserite nel database. Monitorare il tasso di apertura è uno dei passi fondamentali per capire se hai fatto un buon lavoro di selezione dei contatti – quindi stai inviando messaggi alle persone giuste – e magari anche rispetto al copy. Ovvero al testo dell’email.

Infatti, scrivere un oggetto email fuori focus può portare a un OR basso. Ma questo accade anche quando scegli un argomento non in linea con l’interesse del pubblico. Ecco perché questo KPI dell’email marketing è fondamentale: basta una valutazione del genere per capire se hai fatto un buon lavoro preliminare.

L’evoluzione dell’open rate è il click-to-open rate. Ovvero il rapporto tra numero di email aperte e i click effettuati sui link. Per approfondire continua a leggere.

Click-through rate (CTR)

La percentuale di click (click-through rate o CTR) indica quante persone hanno cliccato su un link nella tua DEM o newsletter. Si tratta di un indicatore più raffinato perché ti spinge a individuare quali link interessano l’utente, dove portano, in quale area si trovano e come sono formattati nel testo.

Ad esempio, i link sono inseriti nell’above the fold? Puoi ottimizzare la CTA (call to action) per aumentare il numero di visite? Incrocia queste domande con il valore di questo KPI per migliorare sensibilmente il lavoro di email marketing.

Uno dei KPI più raffinati e collegati a quest’ultimo sono unique clicks e unique open rate (UOR). Vale a dire i click unici – con relativo tasso percentuale – che gli utenti fanno su un determinato collegamento ipertestuale dell’email.

Unsubscribe rate

Diciamolo subito: è più che normale avere un minimo di abbandoni dopo ogni invio di email. Questo può essere più accentuato nel momento in cui si lanciano delle campagne per riattivare contatti dormienti. Però è sempre giusto monitorare il tasso di abbandono, un KPI dell’email marketing che ti aiuta a capire se c’è qualche argomento non gradito dal tuo pubblico.

Bounce rate

Il numero di email che hanno restituito errore nel momento in cui hai inviato le tue comunicazioni. In questo caso è fondamentale effettuare una buona gestione del database, pulendo le liste dei contatti ed eliminando quelli che vengono definiti hard bounce. Ovvero indirizzi email non validi perché definitivamente cancellati.

O magari sono stati inseriti in modo errato (tipo con un errore di battitura). Questi problemi si risolvono anche inserendo un double opt-in, un passaggio perfetto per avere certezza di aver rispettato le regole del GDPR e per verificare che gli indirizzi e-mail siano stati inseriti correttamente. Poi ci sono i soft bounce.

Vale a dire gli errori che si rifanno a malfunzionamenti momentanei dovuti a server inattivi o caselle piene e in questi caso è compito dei software di email marketing tentare nuovamente l’invio.

Da leggere: perché le immagini nelle newsletter non si vedono?

Vuoi migliorare i KPI dell’email marketing?

Come puoi ben immaginare sono tanti i punti che ti consentono di migliorare i key performance indicator quando si parla di email marketing. Le attività che puoi mettere in campo per ottenere buoni risultati sono diverse, tra queste spicca la selezione dei contatti da inserire nelle tue liste di indirizzi.

Ecco perché può essere utile iniziare proprio da un servizio di ricerca indirizzi email aziendali a norma di legge, rispettando i cardini di GDPR e privacy in modo da avere sempre contatti selezionati e targettizzati nel database.

 

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